venerdì 1 giugno 2007

Cap. I "Visti gli artt. 533 e 535 ..."

L'imputato sedeva a disagio sulla sedia scomoda di fronte alla Corte.
Il presidente lo arringò: "imputato, ci dica, lei sostiene di essere innocente, ma perché mai la teste oculare dovrebbe mentire?... e, soprattutto, chi ha ucciso questa povera ragazza se veramente non è stato lei?"
L'imputato, sentendosi addosso 16 occhi interroganti, baciato a morte dal sole che traluceva dalla tendina di un finestrone in alto, in quella surreale aula di corte d'assise, avvertì tutta l'inadeguatezza delle parole. E sì, se lo riconobbe, era a disagio! Si mosse un poco sulla sedia, quel tanto che bastava a scollargli di dosso la camicia madida, poi, dal baratro in cui si trovava (ma stranamente con voce stentorea), rivolti i suoi, di occhi, al presidente, disse: "mi condannerete, presidente, perché così avete deciso, se pensate necessaria per la mia assoluzione la risposta a domande diaboliche. Del resto, credetemi, non conosco la risposta ai vostri quesiti e, francamente, essi non hanno per me il minimo interesse. Se questo fa di me un assassino condannatemi ed io vi perdono perché agite come pensate".

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